Parigi, secondo dopo guerra. La Francia è tra le nazioni più turbolente e vivaci del continente europeo: la ricostruzione post-bellica è accompagnata da una ripresa economica e culturale che, nel tentativo di dimenticare i drammatici anni del regime di Vichy, assume dei caratteri quasi turbolenti – la Quarta Repubblica, timido tentativo di instaurare un governo parlamentare bicamerale, avrebbe espresso ventidue governi differenti in dodici anni, in una situazione di sostanziale parità tra Partito Comunista Francese (PCF), la Sezione Francese dell’Internazionale Operaia (SFIO) e il Movimento Repubblicano Popolare. Il clima politico instabile era fortemente influenzato da una scena culturale in cui emergevano numerosi autori che riflettevano su questioni di carattere sociologico, economico e politico:  Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Jean Genet sono solo alcuni dei filosofi, scrittori e drammaturghi, le cui opere avrebbero fortemente influenzato la cultura pre-sessansottina.

Daniel Brodin è uno studente di legge ventenne che si trasferisce dal povero settentrione alla capitale parigina, dove è ospite di una coppia di zii attivisti del PCF. Daniel scopre ben presto di subire il fascino del furto, sia reale che letterario. Il nostro si diletta sia nel rubare libri dalle botteghe parigine, che nel plagiare misconosciute poesie straniere (italiane per la precisione), nel tentativo di colmare il suo scarso successo come poeta. Proprio la passione per il furto lo porterà, per cause fortuite, a frequentare entrambi i “mondi” in cui si è divisa la scena culturale: i salotti borghesi, teoricamente frequentati dai rappresentanti della cultura ufficiale, ma in realtà rifugio di scribacchini e boriosi autori dimenticati, si contrappongono alle bettole frequentate dagli avanguardisti, dove si cerca disperatamente di organizzare gesti eclatanti e trovare nuove forme di espressione, spesso addentrandosi nelle zone grigie tra legalità ed illegalità.

LadroLibri3

L’opera di Alessandro Tota e Pierre Van Hove, edita in Italia da Coconino Press, è stata accostata a Diario del ladro di Jean Genet. Mi sembra che, tolta la simile passione dei due protagonisti del furto, la somiglianza tra le due opere si fermi qui. Piuttosto ritengo che il testo condivida alcune tematiche con un altro classico, L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon. In particolare sembra che Daniel si configuri come un’antitesi di Kees Popinga: non solo egli cerca di sfuggire al destino di mediocrità e pronvincialismo a cui sembra condannato, ma spera di riuscire a mascherare le prove del suo plagio e, soprattutto, della sua lontanza sia dalla cultura borghese che da quella avanguardista. Eppure entrambi i protagonisti condividono la stessa necessità di definire la propria identità, inseguendo la visione che hanno di sé e cercando di diffonderla anche tra le persone che conoscono – Nicole, Jean-Michel e Gilles. Una ricerca spasmodica che porterà entrambi lontano dal loro obiettivo finale, svelando un altro tema dell’opera: il rapporto tra scene culturali. Si tratta però di una questione che, data la leggerezza con cui è appena accennata e l’assenza di qualsiasi personaggio reale o noto, sembra costituire soprattutto un contesto – Sartre, più volte citato, non compare mai così come la promessa della rivista Les Temps Modernes, puntualmente disattesa. Sembra più valida la possibilità che Daniel tenti di trovare un doppelgänger, sebbene questa teoria debba considerare che l’autonarrazione del protagonista è esagerata e in contraddizione con ciò che avviene intorno a lui.

LadroLibri2

In un’intervista per Fumettologica, Alessandro Tota ha definito Il ladro di libri  «[…] un lavoro visivo, sviluppato insieme». L’opera risente fortemente della collaborazione con il disegnatore Peter Van Hove, che ha avuto un ruolo di primo piano nel definire luoghi, tempi e ambientazioni della vicenda. «[…] È stato uno scambio continuo: il materiale culturale l’ha fornito Pierre, io ho lavorato sul character design» aggiunge l’autore italiano. Il frutto di questo continuo scambio è una divisione in capitoli chiara, che delimita con precisione le curve dello sviluppo narrativo. Il tratto dell’autore, alla sua prima opera, si denota per l’ottima costruzione degli sfondi e dei panorami: la Parigi degli anni ’50 è stata ricostruita con cura, sia ricorrendo a materiale fotografico (Love on the Left Bank di Ed Van Der Elsken) che a sopralluoghi sul campo. Meno efficace la realizzazione dei personaggi che adotta un tratto comune a molte produzioni europee.

LadroLibri4

Il ladro di libri è un’opera piacevole che riesce a catturare un momento, un attimo: la gioventù di un aspirante artista che si racconta al lettore, tracciando un quadro iperbolico ed ambiguo dell’autonarrazione di sé che caratterizza la tarda adolescenza. Forse sarebbe stato affascinante un approfondimento della scena culturale francese degli anni ’50, ma ciò avrebbe allontanato l’attenzione del lettore dal solo, vero protagonista della vicenda, le voleur Daniel Brodin. Menzione d’onore per l’inedita coppia Alessandro Tota-Pierre Van Hove, che spero stia già preparando una nuova opera; Il ladro di libri è edito in Italia da Coconino Press.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , , , , , ,
Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

Similar Posts
Latest Posts from Players